Centrodestra in Sicilia Rotture e nuove intese?

Cosa bolle in pentola dopo il terremoto sulla riforma delle province? La Lega fa la prima mossa

8 Febbraio 2024

Che succede nel centrodestra in Sicilia? Gli scricchiolii dopo la bocciatura della riforma delle Province sono evidenti. E mentre si palesano i segnali di una crisi d’inverno, prendono forma anche nuove intese. Come quella tra Lega e Udc in vista delle europee di giugno. Non è ancora ufficiale, ma l’accordo formale potrebbe arrivare il prossimo fine settimana con l’ultimo ok di Matteo Salvini.

L’alleanza consentirebbe al Carroccio di abbracciare il mondo cattolico e moderato e al partito di Lorenzo Cesa di rilanciarsi, soprattutto al Sud. L’operazione è ormai in dirittura d’arrivo grazie all’ex numero uno della Lega in Sicilia Nino Minardo, oggi presidente della commissione Difesa alla Camera. Il confronto va avanti soprattutto in Sicilia, Campania e Calabria e avrà come risultato anche un reciproco sostegno nei consigli regionali, così come in Parlamento con la nascita della componente al gruppo misto dell’Udc.

Intanto, in Sicilia la Lega affida a Claudio Durigon il ruolo di commissario dopo la sospensione di Annalisa Tardino perché capolista nel collegio isole alle Europee.

E se la Lega cerca nuove intese, Forza Italia professa unità dopo il terremoto all’Ars. “Lo stop imposto al cammino parlamentare della legge sulle province rappresenta una sconfitta per i territori e le comunità che da anni subiscono incredibili carenze e disservizi – commenta Marcello Caruso, coordinatore regionale di Forza Italia -. Questo stop è un duro colpo ai processi di partecipazione democratica che nelle elezioni hanno il loro punto più alto. Il gruppo parlamentare di Forza Italia all’Ars ha votato in modo compatto e unito per proseguire il dibattito sulla proposta di legge riguardante le province. Questo perché questo disegno di legge era parte integrante, e resta parte integrante, del programma del governo presieduto da Renato Schifani e condiviso con l’intera coalizione”.

Se all’Ars arrivano segnali di crisi, Fratelli d’Italia se la prende con il voto segreto da cui sono scaturiti almeno 12 franchi tiratori. “Nonostante le mie perplessità sul rischio di un’impugnativa dei comizi elettorali da parte di qualsiasi elettore davanti al Tar, sono infatti rammaricato per l’esito di questo voto poiché condivido la necessità di ridare la parola ai cittadini in un organismo così importante”, commenta Giorgio Assenza, capogruppo all’Ars di Fdi. “Dobbiamo anzitutto riflettere seriamente sull’opportunità di mantenere nel regolamento dell’Ars il voto segreto su tutte le materie. Mi assumo l’impegno di proporre una norma che modifichi questa assurdità e vergogna, in modo da riservare il voto segreto solo a specifici argomenti e nelle valutazioni sulle persone”.

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