È parecchio inusuale che un allenatore di un certo calibro decida di sedersi ad un tavolo decidendo di spiegare moduli, tattiche e meccanismi di gioco davanti ad una platea di giornalisti. Eppure, proprio questo ha fatto Domenico Toscano, mister del Catania, reduce dal roboante successo per 5-1 in casa del malcapitato Taranto (ormai quasi fallito). Il tecnico calabrese è stato ospite ed ha ricevuto un premio durante l’evento organizzato da USSI Catania “Una penna sotto l’albero”, dedicato all’eccellenze distintesi nello sport, nel giornalismo e nel sociale negli ultimi anni sul territorio etneo.
La filosofia di Toscano: “Il calcio è una partita a scacchi”
Tranquillità, pacatezza e risposte pronte a tutte le domande postegli durante la serata, svoltasi presso l’azienda agricola “Cantine Scudero” a San Giovanni Montebello (Giarre). Il calcio secondo Mimmo Toscano è piuttosto semplice: “Per me questo sport è una partita a scacchi in cui si muovono le pedine, continuamente. Oggi ci sono tante variabili, diversi parametri fisici e tattici: c’è anche la tecnologia che, anche se io continuo a preferire penna e carta per appuntarmi tutto, con droni, gps e altro aiuta tanto durante gli allenamenti. Il lavoro non è solo la domenica, ma l’intera settimana di preparazione: Catania è sfida più bella della mia carriera, non dormo la notte e mi piace questa cosa”.
“Il mio lavoro è trovare soluzioni”
“Ogni giorno – prosegue – devo trovare una soluzione e un modo di lavorare diverso, strategie e soluzioni per ogni giocatore per permettergli di esprimersi al meglio ( ad esempio Jimenez trequartista utilizzato come centrocampista centrale). L’allenatore deve compiere anche un grande lavoro mentale: dietro i 90 minuti c’è un lavoro immenso di squadra e di club. I miei principi di base sono restare organizzati durante la fase di non possesso, i duelli, occupare bene lo spazio gestendo bene il tempo, ma anche la riconquista immediata della palla quando la si perde. Le mie squadre devono essere compatte e corte per riuscire sempre a creare la superiorità numerica. Credo che l’aspetto fisico, mentale e tattico siano collegati tra loro: nel corso delle gare bisogna saper soffrire ma non subire, anche quando per un imprevisto ci si ritrova uno in meno. Meglio sempre un centimetro in avanti che un centimetro indietro”.
“Fondamentale conoscere la storia dei propri calciatori”
“Bisogna conoscere la storia dei giocatori – conclude il mister del Catania – di ognuno dei singoli giocatori. Le loro sofferenze, il loro passato: saper cogliere il momento di parlare a un giocatore e dirgli la cosa giusta al momento giusto La pressione per me e per loro deve essere un privilegio, perché significa essere i più forti: allo stesso tempo, tuttavia, bisogna saperla gestire al meglio”.