Nel 2023 l’economia siciliana ha registrato incrementi economici da record, posizionandosi al secondo posto nella classifica del Centro studi “Guglielmo Tagliacarne” e di Unioncamere nazionale.
La ricerca si è basata sullo studio del valore aggiunto prodotto dalle province nel 2023 e confrontato con il 2022. Ma cos’è il valore aggiunto? Si tratta della crescita del valore nell’ambito della produzione e della distribuzione di beni e servizi.
Sicuramente, un importante traguardo è stato raggiunto da Agrigento che a livello provinciale ha ottenuto il primo posto, a pari merito con Chieti (+7,25%), seguono altre due province siciliane, Caltanissetta e Catania, Trapani è ottava, mentre Messina è undicesima (+7,23), Palermo ventitreesima (+6,82%), Enna ventiseiesima (+6,76%), Siracusa ventisettesima (+6,74%), Ragusa ventinovesima (+6,62%).
L’incremento, stando a Giuseppe Pace, presidente di Unioncamere Sicilia, è dovuto ad importanti investimenti sui territori siciliani, quali Agrigento Capitale della Cultura 2025, il boom del turismo e dell’export a Trapani e l’alta velocità da Caltanissetta a Catania.
Ancora la Sicilia però ha molta strada da fare, vista la netta differenza con le regioni e le province del nord. Se consideriamo il valore aggiunto pro-capite, infatti, la situazione è peggiore: la Sicilia risulta essere penultima in classifica a causa dei 20mila euro per abitante.
Il presidente di Unioncamere, Andrea Prete, commenta: “Il Mezzogiorno presenta importanti segnali di vitalità, anche se dinanzi a province che registrano andamenti anche superiori alla media nazionale ce ne sono altre che faticano a mantenere il passo facendo emergere quasi un Nord e un Sud all’interno dello stesso Meridione. Per questo è fondamentale mettere a punto politiche di sviluppo che consentano una progressione più estesa ed equilibrata dei diversi territori”.