Al confine tra le province di Agrigento e Palermo, il fiume Sosio Verdura è vita. Unica fonte di acqua per molti agricoltori dei comuni di Burgio, Caltabellotta, Villafranca Sicula, territorio dove si produce l‘arancia di Ribera dop. Qui le condotte del consorzio di bonifica non esistono. E da anni chi produce una delle più famose eccellenze siciliane ha ottenuto l’autorizzazione del genio civile per attingere acqua direttamente nel fiume, attraverso pompe di sollevamento. “Abbiamo pagato sondaggi e geologi. La mia pompa è pure geolocalizzata”, racconta Filippo Trafficanti, 35enne che ha deciso di portare avanti l’azienda di famiglia.
Da metà agosto però tutte i piccoli impianti di sollevamento sono spenti. Prima la prefettura e poi il dipartimento regionale dell’Agricoltura hanno emesso ordinanze che vietano agli agricoltori di attingere acqua dal fiume Sosio, perché bisogna trasferire la poca acqua rimasta più a valle, in territorio di Ribera, dove la siccità è considerata maggiormente critica. Una guerra tra poveri. Difficile accettare l’inibizione per chi vede le piante rinsecchirsi. Ma quasi tutti agricoltori di queste zone ad agosto lo hanno fatto. Poi però, il 2 settembre, quando è arrivata la nuova ordinanza firmata dal dirigente generale Dario Cartabellotta, la rabbia è esplosa e hanno deciso di riunirsi in protesta perché non ci stanno più.
“Vietarci ancora di prendere acqua dal fiume non ha alcun senso e non risolve i problemi di altri agricoltori – spiega Calogero Girgenti, presidente della cooperativa L’Arcobaleno, che qui chiamano il professore – perché la poca acqua a cui potremmo attingere è solo quella delle pozze sopravvissute alla siccità e alla chiusura delle paratie sul fiume che hanno applicato a monte “. Per capire il suo ragionamento bisogna risalire il fiume Sosio di qualche centinaio di metri, fino alla traversa Enel Favara di Burgio, dove il corso dell’acqua è stato bloccato dalla chiusura delle paratie: il fiume viene incanalato in una galleria che porta l’acqua a valle, fino a Ribera. Ecco perché il Sosio da qui in poi e per qualche chilometro si presenta quasi completamente secco. Restano poche pozze d’acqua alimentate da sorgive. Ed è qui che gli agricoltori vorrebbero attaccare le loro pompe. Per tirare acqua che non verrebbe sottratta a quella da trasferire. “Vedersi fermati dalle forze dell’ordine come se fossimo ladri e delinquenti fa male -sottolinea Girgenti – Tutti gli agricoltori hanno ragione, ci hanno trascinato in una guerra tra poveri, ma la negligenza sta in chi affronta i problemi all’inizio dell’estate mentre d’inverno – conclude – l’acqua del fiume si riversa a mare”.