L’emergenza siccità in Sicilia sta assumendo tratti sempre più drammatici. Abbiamo visto tutti le immagini dei nostri laghi che uno a uno si spengono lasciando il posto a una marea di fango. E se a Palermo la guerra dell’acqua è quella andata in scena tra Regione e Comune, con avvisi di razionamento programmati, smentiti e controsmentiti, in altre zone dell’Isola c’è chi l’acqua la vede ogni 18-20 giorni, come nei Comuni dell’Agrigentino, da Favara a Ravanusa, o anche di più, come in alcuni quartieri di Caltanissetta e Agrigento, dove a causa della poca acqua e della scarsa pressione non si riescono a rifornire le utenze più in collina.
Motivo per cui, per esempio a Caltanissetta Caltacque ha dovuto mettere in piedi un servizio di autobotti praticamente porta a porta. Autobotti che sono diventate introvabili: l’amministrazione comunale nissena da tempo si sta muovendo per acquistarne qualcuna per poter dare una mano, ma niente. Mentre tutti sperano in una improbabile pioggia e nella riattivazione dei dissalatori, che però non avverrà in tempi brevi.
E intanto è partita la corsa ai pozzi: Caltanissetta li censisce, Cammarata li requisisce, ad Agrigento chi ne ha uno se lo tiene stretto e a Santo Stefano Quisquina, dove se ne vorrebbe scavare uno per attingere dalla fonte locale, il Comune è pronto a fare la barricate per difendere la propria falda. Il tutto tra dighe vuote, condutture colabrodo e allacci abusivi alla rete. Insomma, non ci resta che sperare che quest’estate finisca presto.