Era solo questione di tempo. Adesso le più nere previsioni stanno prendendo corpo. Attraversare la Piana di Catania in questi giorni è un quadro desolante. Agrumeti estirpati, camion pieni di alberi di arance rosse sradicati fanno avanti e indietro.
Non c’è più acqua, non piove seriamente da un anno. Solo poche gocce negli ultimi mesi, inutili, beffarde. In questo lembo di terra in territorio di Sferro (Paternò) il consorzio di bonifica non immette acqua da oltre un anno nel canale da cui i produttori agricoli dovrebbero attingere per riempire i loro laghetti artificiali. Così sono costretti a scegliere: quali impianti salviamo? La preferenza ricade sui più giovani. Gli altri – ancora in pieno vigore – vengono sradicati.
“Quattro ettari e mezzo che l’anno scorso hanno prodotto mille quintali di arancia rossa. Sono costretto a toglierli per non vederli seccare e destinare la poca acqua che mi è rimasta alle piante più giovani”. A parlare è Gaetano Paratore. La legna si vende. Il cuore piange. “È una ferita, perché questo impianto lo aveva creato mio padre quando io ero giovane”.
“È così in tutta la Piana di Catania”, analizza Giosuè Arcoria, presidente provinciale di Confagricoltura e pure lui produttore di arancia rossa. “La colpa è della politica che in 30 anni non è stata capace di fare manutenzione alle condotte e alle dighe e creare nuove infrastrutture. Adesso – aggiunge – è il tempo dell’emergenza: servono soldi sul tavolo. Noi non possiamo pagare neanche un centesimo di tasse, perché qui è un vero disastro”.