La Vucciria di Renato Guttuso, il dipinto simbolo di Palermo, compie 50 anni e come regalo di compleanno si presenta con un allestimento totalmente rinnovato, progettato per esaltare la contemplazione da parte dei visitatori che andranno a trovarlo nella sua casa dello Steri, il palazzo che forse più di ogni altro racconta la storia della città dai tempi della dominazione araba a oggi.
E se La Vucciria è ormai un’icona, quello che forse non sapete è che allo Steri c’è un’altra opera di Guttuso, che racconta una storia potente tanto quanto quella del suo fratello più famoso: La Ribellione di don Diego La Matina, un religioso di Racalmuto incarcerato proprio allo Steri durante la santa inquisizione, ritratto da Guttuso mentre aggredisce il suo torturatore prima di evadere dalle carceri. È l’unico che sia mai riuscito a scappare su settemila persone incarcerate qui tra il 1601 al 1782.
Persone accusate di eresia in un’epoca in cui per essere eretico bastava essere ebreo, musulmano, contestatore, adultero, sospettato di un qualche comportamento sconveniente o semplicemente inglese. Imprigionate, interrogate e torturate da ecclesiastici che “con la bocca benedicevano e con il cuore maledicevano”, come si legge in una iscrizione lasciata sul muro da uno dei prigionieri. Prigionieri che lasciavano tutto il loro dolore, le speranze, le preghiere, i sogni su queste pareti, usando come pittura un miscuglio di saliva e polvere grattata dai mattoni del pavimento. Un dolore che grida ancora vivo dalle mura dopo più di 400 anni.
Come ha fatto Francesco Mannarino, catturato dagli arabi, costretto a convertirsi all’Islam per salvarsi e una volta libero arrestato proprio per la sua conversione. Francesco dipinge la battaglia di Lepanto tra cristiani e ottomani, ritrae santi e figure mitologiche, cita pure la Divina commedia: Lasciate ogni speranza o voi che entrate, scrive in latino, paragonando il carcere all’inferno. Verrà liberato, alla fine, dopo un’auto da fé, una sorta di cerimonia pubblica in cui gli eretici venivano insultati dalla gente fino al momento dell’abiura dei propri errori. O alla morte, come nel caso di don Diego, il religioso rivoluzionario. Arrestato qualche tempo dopo la sua evasione e tenuto legato a una sedia uguale a questa fino al momento del rogo in pubblica piazza.
Lo Steri, con tutte le sue storie, è aperto al pubblico tutti i giorni, con visite accompagnate da personale specializzato, quindi se sei di Palermo e non ci sei mai stato vergognati e vacci, se sei un turista… tra un’arancina e un cannolo vieni a vedere questa meraviglia!
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