L’area ex Fiat ed ex Blutec al gruppo Pelligra? L’assegnazione già ufficializzata dal ministero delle Imprese e del Made in Italy guidato da Adolfo Urso è ora messa in discussione da un ricorso al Tar del Lazio da parte di Sciara Holding Limited e Smart city Group scrl. Se l’istanza fosse accolta già in via cautelare, rischierebbe di rallentare l’intero percorso.
Il segretario generale della Cgil Sicilia, Alfio Mannino e Roberto Mastrosimone, responsabile Fiom per la vertenza Blutec non nascondono la loro preoccupazione. “Sarebbe paradossale un nuovo stop all’assegnazione dell’area ex Fiat di Termini Imerese – commentano in una nota -. La Regione convochi subito una task force per vedere come intervenire in caso di possibili deliberazioni del Tar di sospensione delle procedure in corso. Ne va della sorte di 560 lavoratori diretti e 200 dell’indotto che da novembre si troverebbero senza reddito”.
Il progetto realizzato da Pelligra, che punta a rendere l’area di Termini il più grande porto commerciale e logistico di tutta la Sicilia occidentale e di creare un interporto, prevede l’assunzione di 350 dipendenti con garanzia di impiego per almeno i prossimi due anni.
E già a partire da novembre, se non ci saranno ritardi, Termini diventerebbe il principale porto commerciale della Sicilia occidentale, con spostamento delle attività di Msc.
“Un rallentamento o uno stop delle procedure con nuova gara – affermano Mannino e Mastrosimone – trascinerebbe ancora una vicenda dalla durata ventennale, sottraendo certezze al territorio e ai lavoratori. A novembre scadrà l’amministrazione giudiziaria – continuano Mannino e Mastrosimone – e c’è intanto da capire subito quale sarebbe la sorte dei lavoratori in ammortizzatori sociali alcuni, altri in attesa di prepensionamento, se ci saranno ulteriori proroghe o meno”.
La vertenza, almeno per quel che riguarda Blutec, va avanti ormai da oltre dieci anni. “I lavoratori e l’intera area – aggiungono i sindacalisti – vivono un clima di incertezza ormai da troppi anni e una vertenza che poteva diventare emblematica di reindustrializzazione possibile, rischia di diventare emblematica invece del fallimento delle politiche industriali regionali e nazionali e della desertificazione industriale della Sicilia. Il governo regionale intervenga tempestivamente per dare il segno ai lavoratori che non sono soli”.
La nota di Pelligra
Sul caso Pelligra interviene con una nota precisando “di avere agito in piena correttezza e trasparenza in merito alla propria partecipazione alla gara per l’aggiudicazione dello stabilimento di Termini Imerese”. E ancora: “L’obiettivo di Pelligra Italia è proseguire quanto prima con la realizzazione di un progetto solido, che garantirà lo sviluppo di un polo industriale e manifatturiero green e innovativo per la Sicilia, attraverso lo sviluppo di un interporto per la Sicilia occidentale, punto di riferimento per il Mediterraneo”.
“Il piano presentato da Pelligra Italia, società con ampia esperienza nella riqualificazione delle aree industriali – prosegue la nota -, è in grado di valorizzare l’area di Termini Imerese con un importante investimento che offrirà opportunità di lavoro per le future generazioni”. “Pelligra Italia ribadisce di avere già avviato un confronto proficuo con tutte le Istituzioni per la messa a terra di un hub che sia in grado di valorizzare le competenze e l’expertise locale e al contempo attrarre nuovi investimenti all’estero”.
La nota del ministero
Una nota è stata inviata anche dal ministero delle Imprese e del Made in Italy: “Il gruppo Pelligra è risultato aggiudicatario della business unit di Termini Imerese in esito ad una procedura di gara che ha portato i Commissari straordinari della Blutec a valutare tale offerta come la migliore, tra quelle pervenute, per il rilancio del polo industriale, sulla base dei criteri stabiliti dal bando e dal disciplinare di gara. La procedura di vendita si è svolta sotto la vigilanza del ministero delle Imprese e del Made in Italy che ha costantemente agito nel pieno rispetto della legge, valutando l’affidabilità del progetto e la solidità patrimoniale del proponente, al fine di salvaguardare oltre 540 lavoratori, tutti ad oggi in Cigs, e garantire al contempo la massima tutela del ceto creditorio, scongiurando il pericolo di una conversione in fallimento dell’amministrazione straordinaria”.