In Sicilia orientale, esattamente alla Piana di Catania, non c’è stata produzione di grano quest’anno. La pianta non è praticamente cresciuta, i campi sono scomparsi. La causa è soprattutto la siccità. Una condizione generata dal cambiamento climatico, ma non solo. Il fenomeno è stato accelerato dalle pessime condizioni delle reti idriche manutenute dal Consorzio di bonifica della Sicilia orientale.
Un esempio è la condotta di Magazzinazzo danneggiata da un’alluvione nel 2021.
Un altro vero rebus è la diga di Lentini, piena d’acqua, ma inutilizzabile.
A rimetterci – quest’anno più che negli altri – sono le imprese agricole che producono proprio alla Piana di Catania. Hanno investito, ma senza acqua, e quindi senza grano da vendere, non potranno né ripagare la spesa – che è di circa mille euro ad ettaro – né guadagnare per reinvestire il prossimo anno. La scarsità di materie prime porta sempre, trend alla mano, ad un aumento dei prezzi. Poco o nessuna produzione di grano, che in Sicilia è per il 99% di grano duro, vuol dire potenziali rincari per pane, pasta, pizza e focacce.
Già nel 2015 Ismea ha spiegato quanto delicata sia la coltivazione del grano duro di fronte al cambiamento climatico. Troppa pioggia o troppo poca pioggia incidono sulle coltivazioni in maniera drastica.
Sappiamo dall’attività della Rete nazionale di confronto delle varietà di frumento duro, che la resa delle produzione era già in calo del 10% lo scorso anno.
Siccità, l’allarme di Confagricoltura
Abbiamo incontrato alla Piana di Catania il vicepresidente di Confragricoltura Catania, Enzo Romeo. Che ci ha mostrato un campo di grano ormai fatto solo di crepe.
“Questo doveva essere un campo di grano. In questa zona venivano prodotti 35-40 quintali ad ettaro. Al 17 di aprile il campo doveva essere con la spiga fiorita, con spighe alte da un metro e trenta, un metro e quaranta a seconda della varietà. Oggi avremmo parlato di proiezione della produzione, in queste condizioni si parlerà semplicemente di proiezione del danno”.
Romeo ha parlato anche della Diga di Lentini. “Nel lago di Lentini, ci sono circa 75 milioni di metri cubi d’acqua. Si può abbeverare nelle zone più vicine. I quantitativi sono limitati e le infrastrutture non sono idonee: tra le perdite, le rotture, i mancati allacci in alcune zone della rete, sicuramente non si potrà distribuire su tutta la Piana di Catania, ma solo nelle zone più basse”.
Sul territorio manca l’acqua da fornire alle aziende. “Oggi non ci sono riserve idriche – ha detto Romeo -, ci vuole un intervento immediato che aiuti gli agricoltori a ricostruire il capitale perduto. Chi ha speso 1000 euro l’ettaro per coltivare questo campo e non raccoglierà un centesimo avrà bisogno di ricostruire i suoi capitali per poter affrontare le prossime annate. Se non c’è un sostegno diretto, che non ha bisogno di passare attraverso mille intoppi burocratici, i soldi non arriveranno mai. Ci vuole un intervento immediato, diversamente le aziende chiudono”.