L’Italia va quasi letteralmente a fuoco. Marzo si è rivelato il più caldo di sempre con conseguenze sempre più gravi, soprattutto in Sicilia dove la siccità non è più solo un rischio ma una realtà.
Non vogliamo sembrare allarmisti, ma non possiamo ignorare la realtà. Il surriscaldamento del nostro pianeta è un problema grave, basti pensare che a Pasqua la temperatura media è salita oltre i 30 gradi, e non solo in Italia. Tuttavia, bisogna ricordarci che, per quanto sia un problema comune, le soluzioni variano a seconda delle diverse realtà territoriali.
In Sicilia allarme siccità
L’Italia stessa è ancora una volta tagliata in due: al nord l’acqua non manca, mentre al Sud, le temperature in questo periodo hanno già raggiunto valori estivi. Infatti, se nel periodo pasquale nel centro-nord si alternavano alluvioni e vento, al sud, ed in particolar modo in Sicilia, le temperature sopra la media stagionale hanno favorito l’evaporazione della poca acqua trattenuta nei bacini. La pioggia caduta nell’Isola in quest’ultimo mese si è praticamente dimezzata, 36 mm contro una media mensile di 73 (fonte Sias), svuotando le nostre riserve.
Potremmo ironicamente chiederci, quant’è bello andare al mare a marzo… ma quanto ci costa? La siccità, infatti, è un problema ormai serissimo per noi siciliani, non solo perché storicamente viviamo di agricoltura, ma anche perché con queste temperature, che hanno addirittura raggiunto i 32 gradi a Torregrotta, in provincia di Messina, l’estate arriverà sempre prima insieme al rischio incendi.
Come se non bastasse, Palermo e Napoli le possiamo considerare sempre più “africane”. Il motivo? Nei due capoluoghi è arrivata la sabbia del Sahara che se da un lato si presta a foto artistiche, dall’altro è un disagio. I più fortunati sono riusciti a fotografarla, altri invece l’hanno notata nel colore del cielo e… delle proprie auto. Per non parlare delle conseguenze in molti anziani o asmatici costretti a ricorrere ai medici dopo averla respirata.
Siccità in Sicilia, come interviene la Regione?
Il rialzo termico in Sicilia sta causando un’emergenza siccità. Le scarse piogge e le reti colabrodo stanno aggravando la situazione e adesso la Regione prova a correre ai ripari. Il costo delle azioni a breve termine ritenute necessarie dal governo regionale è di 130 milioni di euro, mentre per quelle a medio termine è di 590 milioni di euro.
“La giunta regionale ha formalizzato la richiesta di stato di emergenza nazionale per la siccità per garantire acqua potabile ai cittadini e attenuare le sofferenze degli operatori del comparto agricolo. La situazione è estremamente delicata e ne siamo consapevoli, ma siamo altrettanto determinati ad affrontarla come dimostra il lavoro incessante del presidente Schifani”, spiega l’assessore regionale all’Agricoltura, Luca Sammartino.
E non è finita qui. “Le previsioni meteorologiche per le prossime settimane e l’arrivo degli anticicloni africani sperimentati già a Pasqua, – aggiunge Sammartino – non fanno ben sperare per il futuro prossimo. Per quanto riguarda l’agricoltura, il comparto in Sicilia potrebbe subire un tracollo di reddito e occupazione. Rischiamo la compromissione e la perdita definitiva delle colture permanenti (agrumi, frutta, vigne) e la moria diffusa del bestiame, con i conseguenti problemi di ordine sanitario”.
Danni gravissimi per le campagne che secondo una stima del dipartimento dell’Agricoltura, oscillerebbero tra uno e 2,5 miliardi di euro. La Regione, dunque, ora attende una risposta da Roma. “Sono necessari – dice il presidente della Regione, Renato Schifani – sgravi fiscali e contributivi, moratorie e sospensione di adempimenti per le imprese del settore agricolo e zootecnico che sono in gravissima difficoltà”.