Nel futuro del porto di Catania c’è un doppio allargamento: a Nord, verso la stazione centrale, dove dovrebbe sorgere una vasta area turistica aperta alla città e alle navi da diporto sulla scogliera d’Armisi; e a Sud dove dovrebbe sorgere una nuova area commerciale. È quanto previsto dal piano regolatore varato dall’Autorità portuale e condiviso dall’amministrazione comunale guidata dal sindaco Enrico Trantino. In entrambi i casi un cartello di associazioni solleva numerose perplessità di tipo ambientale.
Siamo andati con il presidente della Lipu Catania, Pippo Rannisi, nella parte Sud dove la costruzione di una nuova darsena dovrebbe prevedere lo spostamento della foce del fiume Acquicella, che si getta nel mar Ionio proprio a ridosso dell’attuale porto. “Questo luogo è di per sé un parco naturale all’interno della città – spiega – un pezzetto dell’Oasi del Simeto a due passi dal centro”.
Siamo nel tratto di arenile tra la spiaggia libera numero 1 e il porto. “Qui si stanno riformando le dune di sabbia con vegetazione pioniera tipica delle cose sabbiose. Un habitat unico creato dall’acqua dolce, dove si fermano decine di specie di uccelli”, continua Rannisi. Un luogo in realtà poco battuto dai catanesi e degradato dalla presenza di rifiuti. “Ma se venisse realizzata la nostra proposta di parco territoriale urbano, a costo praticamente zero, si creerebbero dei sentieri, aree attrezzate per favorire l’accesso a mare dei catanesi”.
L’associazione Volerelaluna ricorda invece che sulla previsione progettuale di allargamento del porto, “la Soprintendenza ha espresso parere nettamente contrario segnalando che l’area intorno alla foce, per la sua rilevante valenza paesaggistico-ambientale, è sottoposta al regime di tutela integrale nel Piano Paesaggistico regionale”. E chiama in causa il sindaco: “Sembra proprio che Autorità portuale e Amministrazione comunale di Catania stiano operando – di comune accordo – in maniera particolarmente disinvolta, ai limiti di quanto consentito dalla legge, con l’obiettivo di aprire la strada a operazioni già decise, escludendo il coinvolgimento del Consiglio comunale e della città. Non ritiene il sindaco di dover garantire trasparenza, chiarezza e coinvolgimento della città, al di là dell’inutile dibattito sull’abbattimento degli archi della marina, eventualità ancora molto lontana nel tempo?”.
Inoltre su tutto il fiume Acquicella, che tocca diversi quartieri della città di Catania, 26 associazioni ambientaliste e della società civile hanno da tempo presentato la proposta di istituzione del Parco Territoriale Monte Po – Vallone Acquicella lungo il tratto dalla collina di Monte Po fino a mare, includendo quindi la foce. “L’idea di Parco – sottolinea la Lipu – nasce proprio per tutelare quello che è rimasto dell’unico corso d’acqua perenne del territorio di Catania stante che il Fiume Simeto ha ormai da alcuni anni assunto un regime torrentizio non sfociando più a mare, peraltro con intrusione di acqua di mare nel tratto di mare”.
Nei giorni scorsi l’amministrazione comunale ha annunciato l’avvio della gara per l’appalto integrato di progettazione esecutiva e lavori per il parco. Che però non coprirà i 220 ettari previsti dal progetto delle associazioni, ma solo 26 ettari già di proprietà del Comune da cui è esclusa l’area della foce. “La montagna ha partorito un topolino”, hanno commentato le associazioni.