Qualcuno li ha ribattezzati “l’ultimo miglio del ponte”. Parliamo dei quattro mesi che ci separano dalla fine dell’anno. Forse la definizione è troppo ambiziosa, ma certamente nel periodo tra settembre e dicembre il Ponte sullo Stretto si gioca una fetta del suo futuro.
Nei giorni scorsi la società Stretto di Messina ha mantenuto fede alla scadenza del 12 settembre per rispondere alle 239 osservazioni avanzate dal ministero dell’Ambiente. Tra le richieste dei tecnici c’era un po’ di tutto: dalle valutazioni sulla qualità dell’aria all’analisi sulla tutela della biodiversità; dagli effetti dell’inquinamento acustico, delle vibrazioni, dei campi elettromagnetici a uno studio sui rischi di maremoto. Da un’integrazione dell’analisi dei costi e dei benefici a maggiori informazioni sull’organizzazione dei cantieri. Questa mole di documenti è adesso nelle mani della commissione per la Valutazione di impatto ambientale, probabilmente l’ente più temuto da chi vuole il Ponte. Anche perché più di dieci anni fa la commissione espresse un parere negativo sul vecchio progetto.
Prima del responso dalla commissione Via-Vas – che dovrebbe arrivare tra ottobre e novembre – ci sarà un altro appuntamento: il 27 settembre si terrà la prima udienza al Tribunale di Roma per la class action presentata dagli espropriandi. I legali dei comitati No Ponte intendono sollevare la questione di Costituzionalità sulla legge che ha resuscitato il vecchio appalto. L’ultimo ente chiamato ad esprimersi prima della fine dell’anno sarà il Cipess, il comitato interministeriale per la programmazione economica, che dovrà dare il via libera finale al progetto definitivo.
Se il progetto Ponte supererà queste tappe, nel 2025 si aprirà la fase della progettazione esecutiva, mai affrontata prima. Con una grande novità introdotta dal governo nazionale: la possibilità di spezzettare il progetto esecutivo e approvarlo per fasi costruttive. Uno scenario da incubo per chi, come l’amministrazione comunale di Villa San Giovanni, teme il rischio incompiuta. “L’ipotesi che ci fa più paura – sottolinea la sindaca Giusy Caminiti – è che aprano i cantieri e non si realizzi l’opera”.