Calamite, magliette, grembiuli. Gadget e souvenir di ogni tipo ma con lo stesso tema: la mafia. Il fenomeno ancora oggi cavalca lo stereotipo di una Sicilia terra di criminalità, ed è per questo che in questi giorni qualcuno si è mosso per porre fine a questo costume.
Il primo è stato il sindaco di Agrigentro Francesco Miccichè, che con una ordinanza ha vietato la vendita di oggetti che enfatizzano o semplicemente ricordano cosa nostra. Ma anche altri sindaci, a cominciare da Roberto Lagalla a Palermo, starebbero prendendo in considerazione l’idea di provare ad arginare questa tendenza.
Proprio a Palermo, infatti, il fenomeno è dilagante. Le strade in cui è più facile imbattersi in bancarelle e vetrine con questi souvenir esposti sono ovviamente quelle più frequentate dai turisti. Lo abbiamo verificato facendo un giro nel centro storico. Come è possibile vedere dalle foto, questo tipo di gadget sono in commercio soprattutto in via Maqueda e in corso Vittorio Emanuele nei pressi dei Quattro Canti. Qualcosa si trova anche in via Roma e nella zona della stazione centrale. I negozi sono gestiti da stranieri che da italiani.
Oggi, intanto, sul caso è intervenuto anche l’assessore regionale alle Infrastrutture e alla Mobilità, Alessandro Aricò, con una lettera inviata ai vertici delle società di gestione degli scali di Palermo (Gesap), Catania e Comiso (Sac), Trapani (Airgest), Lampedusa (Ast) e Pantelleria (Enac). Nella nota chiede di fermare negli aeroporti la vendita di questi gadget negli shops e spazi commerciali.
Già un anno fa, l’assessore aveva rivolto lo stesso invito agli armatori perché fossero rimossi i gadget e i souvenir a tema mafioso dagli spazi commerciali dei traghetti e delle navi che curano i collegamenti con le isole siciliane. “Mantenere una immagine dignitosa e scevra dai soliti stereotipi negativi – scrive Aricò – è senza dubbio una linea ferma da tenere nei luoghi di primo approdo di turisti e visitatori che raggiungono la Sicilia, come appunto gli aeroporti dell’isola”.