Nel 2015, quando il collezionista milanese Massimo Valsecchi si è messo in testa di far rivivere la Kalsa in molti l’hanno presa con sufficienza, molti ma non tutti, certo, vedi la Emmeci, impresa edile di Gangi assoldata per il progetto. Poi entri a palazzo Butera, vedi i risultati di quella lucida follia e ti senti al centro di una sorta di miracolo, se pensi che nasce nel cuore di una città che troppo spesso ha sperperato e continua a sperperare le sue bellezze e i suoi talenti.
Eppure la compagnia di palazzo Butera che fa? Non solo ci riprova, ma rilancia, perché l’idea non era quella di far rivivere un palazzo pazzesco, ma di rianimare un intero quartiere. E così eccoci qua a raccontare della rinascita non di uno, ma di quattro luoghi: con i lavori in particolare a palazzo Pirajno, fratellastro neoclassico del barocco Butera, che diventerà sede di un centro studi e di una scuola degli antichi mestieri artigianali. Con palazzo Petrulla e una linea ideale che collegherà questi tre colossi nientemeno che con il giardino dello Steri, anche lui rinato per l’occasione.
Un’idea visionaria, certo, ma quando puoi affacciarti su una vista del genere, porre limiti allo sguardo, alle visioni, sembra veramente un peccato mortale.