A Catania seimila famiglie attendono una casa popolare. Al momento gli appartamenti disponibili ammontano a zero. Sono i numeri a inquadrare la gravità del fenomeno ai piedi dell’Etna. Eppure non si è riusciti a cogliere l’occasione dei fondi europei Pon Metro 2014-2020: 12,5 milioni di euro erano destinati al completamento di due palazzoni a Librino – le torri di viale San Teodoro e la dirimpettaia torre in viale Biagio Pecorino – rimasti da 25 anni degli enormi scheletri di cemento.
“Eppure nel 2006 c’erano anche gli infissi e un servizio di guardiania”, ricorda Agata Palazzolo, del sindacato Sunia di Catania. Oggi non resta più niente: le due torri sono diventate discariche per rifiuti, a cui ogni tanto qualcuno dà a fuoco.
L’accesso alla torre di viale Biagio Pecorino è semplice e non dovrebbe esserlo, viste le voragini rimaste aperte al piano terra. Il rischio di cadere nel piano seminterrato, dopo un volo di tre metri, è altissimo. Soprattutto per i bambini che abitano nei palazzi vicini e che in passato venivano a giocare anche qui. Sulle pareti ci sono due murales coloratissimi e realizzati appena pochi mesi fa, come dice la data del 2023 lasciata sulle opere.
Le due torri rappresentano un’altra occasione sprecata dell’ultima programmazione europea a Catania. E fanno parte del nostro viaggio che racconta come abbiamo usato i fondi comunitari 2014-2020. Si tratta di 144 alloggi, 72 per ogni palazzone. Dovevano essere riqualificate con il Pon Metro 2014-2020. Nel 2017 l’Istituto case popolari, proprietario degli immobili, e il Comune di Catania sottoscrivono un contratto di comodato d’uso gratuito per poter usufruire del fondo di 12,5 milioni assegnato al Comune. A distanza di alcuni anni, però, non si è riusciti a spendere le somme e l’indicazione dell’amministrazione etnea è stata quella di usare i finanziamento del Patto per Catania. Ma di lavori ancora neanche l’ombra.
“Le notizie più recenti – spiega Palazzolo – dicono che i rincari hanno bloccato tutto, il Comune può mettere a disposizione solo 6 milioni di euro che non bastano neanche a ultimare una palazzina. Per questo si sta cercando di coinvolgere lo Iacp, che dovrebbe mettere 4 milioni di euro, almeno per riuscire a riqualificare una torre”.