Termovalorizzatore a Catania? "Le discariche inquinano di più"

Giuseppe Mancini, docente di Impianti chimici all’università. Ha illustrato i vantaggi ai consiglieri comunali: “Sistema controllato”

28 Maggio 2024

Due termovalorizzatori, uno a Catania e uno a Palermo per una capacità di circa 700mila tonnellate annue da bruciare. È la volontà del governo regionale guidato da Renato Schifani, messa nero su bianco nel nuovo piano rifiuti regionale, approvato dalla giunta e che ora dovrà seguire l’iter per diventare legge. Secondo il presidente della Regione “entro la fine dell’estate” al piano sarà dato il via libera definitivo e si procederà “all’affidamento delle due analisi tecnico-economiche che saranno poste a base dell’appalto integrato per la progettazione esecutiva e la costruzione”.

La decisione di costruire due termovalorizzatori ha sollevato aspre critiche da parte del fronte ambientalista e di esperti del settore. Chi la pensa diversamente è invece Giuseppe Mancini, docente di Impianti chimici all’università di Catania, che ha illustrato quelli che a suo avviso sono gli aspetti positivi di questi impianti anche ai consiglieri comunali della città. 

“Abbiamo la necessità di ridurre il più possibile il sistema delle discariche che è il più inquinante possibile – spiega –. La discarica è lontana da noi, sta in campagna, la vediamo poco, ma continua a inquinare anche tramite contaminazione di falde. L’inquinamento del termovalorizzatore è limitato e controllato e  nel resto d’Europa questi impianti stanno nel cuore delle grandi città, Parigi ne ha tre al suo interno”. 

 “Oggi – continua – facciamo il 50 per cento della differenziata, che era l’obiettivo da raggiungere nel 2009. Siamo ancora lontani dal 65 per cento. Ma anche guardando a questo risultato, il restante 35 per cento – cioè 770mila tonnellate di rifiuti all’anno – andrà trattato in qualche modo”. Lo abbiamo sentito per provare a capirne di più.  

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