Di regioni “mother friendly”, ovvero a misura di mamma, in Italia ce ne sono davvero poche. Ecco che essere genitori in un paese ancora poco attrezzato a fronteggiare le esigenze di chi lavora e ha figli, diventa una vera impresa.
Ancora di più per una madre che purtroppo, ancora oggi, si trova costretta a compiere una scelta, quasi obbligata in realtà, verso l’abbandono del posto di lavoro. A mostrare la fotografia di un’Italia, anche in questo caso spaccata a metà, è lo studio condotto da Save The Children, “Le equilibriste 2024”.
Regioni “mother friendly”, il rapporto “Le equilibriste 2024”
Giunto alla nona edizione, il report di Save The Children è incentrato sulle politiche familiari, su ciò che si è fatto in Italia fino ad ora per dare la possibilità a chi lo desideri di diventare madre e per cambiare le condizioni lavorative delle madri.
Nel documento l’organizzazione ricorda che in Italia una lavoratrice su cinque esce dal mercato del lavoro dopo essere diventata madre; il 72,8% delle “convalide” delle dimissioni dei neogenitori riguarda le donne; continua a calare il numero medio di figli per donna (1,20); c’è la più alta età media delle donne al parto tra i Paesi Europei (32,5 anni).
Le regioni mother friendly, la classifica
Persiste ancora il divario territoriale che vede in cima alla classifica le regioni del Nord, con in testa la provincia autonoma di Bolzano, seguita da Emilia Romagna e Toscana, e le regioni del Sud in fondo alla graduatoria, con agli ultimi tre posti Campania, Sicilia e Basilicata.
L’occupazione, il dato
Anche nel 2023, si osserva una disparità nell’occupazione in base al genere e alla presenza o meno di almeno un figlio nel nucleo familiare. Andando più nel dettaglio, le differenze diventano anche di carattere territoriale, con un netto divario da Nord a Sud.
Considerando la fascia d’età compresa tra i 25 e i 54 anni, per le donne del Nord l’occupazione è al 79,8% senza figli e al 73,2% per le madri, mentre gli uomini senza figli hanno una partecipazione dell’86,7%, che sale al 96,7% per quelli con figli minori. Da considerare che la percentuale minima per le donne con due o più figli minori è del 68,5%.
Nelle regioni del Centro, gli uomini senza figli hanno un tasso di occupazione dell’81,3%, che sale al 94,5% per chi ha figli minori, mentre le donne occupate sono il 74,4% senza figli e il 68,3% con figli minori.
Diversa la situazione al Sud dove le donne invece restano ferme al 48,9% e scendono ulteriormente se madri, con un valore pari al 42%. Il dato diventa ancora più rilevante se si pensa che il 40% è il minimo riscontrato per le donne con due o più figli minori. Anche in questa area tuttavia lavorano più i padri (82,8%) degli uomini senza figli (61,5%).
Disoccupazione, divario Nord-Sud
Il divario Nord – Sud è confermato anche nel tasso di disoccupazione. Al Nord si registra un tasso minimo, con valori del 4,7% per gli uomini e del 6% per le donne, senza figli, che si riducono in misura notevole per gli uomini con figli minori (1,5%), contro il 4,9% per le donne.
Nel Sud invece il tasso di disoccupazione è massimo – senza figli è del 17,4% per gli uomini e del 19,4% per le donne; con figli minori dell’8% per gli uomini contro il 16% per le donne.
Ulteriori analisi mostrano che anche in questo caso sono le giovani donne del Sud ad essere maggiormente colpite dalla disoccupazione, che raggiunge un picco massimo del 19,5% tra i 25-34enni senza figli e del 10,5% tra coloro con figli per gli uomini dell’area meridionale, mentre per le donne arriva al 22,3% tra quelle senza figli e al 24,4% tra quelle con figli.
Foto di copertina di Antonio Melita