Giorgia Meloni arriva a Palermo per l’evento mondano dell’anno: la firma dell’accordo tra Stato e Regione Siciliana per l’assegnazione di 6,8 miliardi di euro del Fondo per lo sviluppo e la coesione. Risorse che arrivano dall’Europa e di cui la Sicilia ha già il dovere di restituire 1,3 miliardi per la sua quota nel progetto del ponte sullo Stretto.
È la 18ª volta che si suggella un accordo del genere con Roma, ma la prima per cui si è ritenuto di organizzare un evento del genere. Malpensanti direbbero perché mancano meno di due settimane al voto per le elezioni europee. Protesta l’opposizione all’assemblea regionale siciliana che contesta il fatto che 80 interventi che saranno finanziati con questi soldi non sono stati condivisi con il Parlamento, ma decisi arbitrariamente dal governo regionale.
Questi fondi andranno investiti soprattutto per interventi contro il problema della siccità, per l’ambiente, per infrastrutture, strade e autostrade. E molti di questi fondi finiranno nelle casse dei comuni. Ma la Regione Siciliana avrà poco meno di tre anni di tempo per impegnare tutti i fondi, altrimenti torneranno a Roma. Impresa non facile visto che negli ultimi nove anni è riuscita a impegnare soltanto poco più di 2 miliardi di euro dei fondi europei che le spettavano.