Fratelli d’Italia batti un colpo verrebbe da dire. Se non fosse per l’iperattività di Gaetano Galvagno che gira in un lungo e in largo l’Isola per cementare il consenso tirando la volata alla premier candidata, a Ruggero Razza e Giuseppe Milazzo, si potrebbe bollare il primo partito in Sicilia come non pervenuto in questo scorcio di campagna elettorale, quando mancano poco più di venti giorni al voto per le europee. Niente ribalta, niente show, niente leader in campo. Magari si tirerà la volata nel finale, si vedrà.
Intanto qualche informazione RadioArs la offre. Quel malcontento strisciante tra la classe dirigente che si annida ormai da quasi un anno, si dice, potrebbe manifestarsi in modo palese all’indomani del voto. Perché se è vero che l’ordine di scuderia è votare in massa per la capolista Giorgia Meloni, altrettanto realistiche sono le sfide interne per leadership e i posti al sole post-elettorali.
Elvira Amata e Giusi Savarino per esempio. Fanno la corsa l’una contro l’altra sapendo che nella terna delle preferenze che si possono esprimere la prima casella donna è di Giorgia. C’è chi nel partito sostiene che Francesco Lollobrigida abbia rassicurato Amata: il posto nella giunta Schifani non te lo toccherà nessuno. Ma c’è anche chi è convinto che se Savarino dovesse racimolare molti più voti della collega sarebbe complicato farle saltare il secondo giro mortificando le ambizioni della deputata che puntava a fare l’assessore di Schifani già all’inizio di legislatura.
Un’altra “malaparte” potrebbe spingere Savarino persino a lasciare FdI per accasarsi altrove, seguendo le orme di chi ha già sbattuto la porta in faccia al partito: il deputato Marco Intravaia, passato al gruppo Misto all’Ars e corteggiato dagli alleati di centrodestra anche se lui aspetta l’esito delle Comunali di Monreale – il suo regno – prima di scegliere la nuova casa politica.
C’è poi il caso Manlio Messina, il parlamentare che s’è conquistato un posto di favore nel cerchio magico della Meloni e che sarebbe sempre più in sofferenza rispetto alla linea di Ignazio La Russa in Sicilia che poco spazio lascia a chi non fa parte della sua corrente. Nonostante la buona volontà del generoso Giorgio Assenza il gruppo all’Ars arranca e non riesce proprio a fare squadra. C’è sempre più insofferenza rispetto alla guida del partito nell’Isola, formalmente nelle mani del duo Giampiero Cannella a occidente e Salvo Pogliese ad oriente ma in realtà telecomandato dai plenipotenziari Giovanni Donzelli e Ignazio La Russa. E la riunione a porte chiuse, più o meno top secret, alla buvette di Palazzo dei Normanni di qualche giorno fa tra Galvagno-La Russa e Schifani ha contribuito a inasprire gli animi dei fratelli siciliani. La posta in palio è altissima e una mossa sbagliata sarebbe un disastro per FdI che cerca l’en plein: eleggere 2 o 3 europarlamentare nell’Isola, confermare la posizione di socio di maggioranza nella giunta regionale, dare un nuovo assetto al partito. E il sonno dei meloniani di questi tempi non è tranquillo se si guardano i sondaggi e la verve elettorale degli alleati che se la stanno giocando al massimo: Forza Italia e Dc in primis.