La volata alla lista del Pd nelle Isole Elly Schlein la sta tirando davvero. Una trottola instancabile la segretaria. Da capolista sta girando in lungo e in largo la Sicilia e la Sardegna, per cercare di animare il resto della truppa dei candidati, alcuni difficilmente percepibili anche dai più attenti addetti ai lavori.
Tra i leader dei partiti la Schlein certamente è quella che finora ha macinato più chilometri nella circoscrizione, andando a toccare anche le corde della gente che vive nelle periferie più estreme, lontanissime dai palazzi scintillanti di Bruxelles e Strasburgo, e che fanno i conti ogni giorno con la povertà, la dispersione scolastica, il problema della casa e l’illegalità. È già stata quattro volte in Sicilia e probabilmente ci tornerà una quinta prima dell’8 giugno, due volte in Sardegna.
Sul modello Schlein tentano di muoversi anche gli altri candidati dem, che anziché chiudersi nelle salette degli hotel e riempire i cinema con i peones provano a misurarsi con le piazze anche a costo di prendersi qualche mala parola da chi è stanco di un Pd che fa l’equilibrista sul job acts o i diritti per la pace interna. È solo strategia elettorale fine a se stessa? Oppure la segretaria sta riuscendo a convincere quel pezzo di classe dirigente imbalsamata da un un po’ ad abbandonare salotti e poltrone per sporcarsi le suole delle scarpe, come è accaduto allo Zen di Palermo o nel quartiere catanese di Librino?
C’è sicuramente una certa animosità che non si vedeva da un pezzo nel partito, i circoli appaiono più coinvolti e anche nei luoghi più sperduti i volti cupi dei vecchi militanti diessini accennano sorrisi sentendo parole un po’ più di sinistra.
Sulla carta il numero 2 è Antonio Nicita, può contare su alcuni big sponsor Dem romani e sta seguendo le orme della segretaria cercando di reggere il passo. Dalla sua invece Giuseppe Lupo ha l’appoggio di buona parte dei parlamentari regionali, a cominciare da Antonello Cracolici, “l’antico rivale”. Provano a pescare nel mondo dell’associazionismo e dei movimenti spesso critici col Pd Lidia Tilotta e l’eurodeputato uscente Pietro Bartolo ma i conti si faranno con lo spoglio. Come in altre case politiche il risultato probabilmente peserà sugli assetti del partito a partire dalla Sicilia dove buona parte del gruppo è critico con la segreteria di Anthony Barbagallo.
Sul versante M5s l’ottimismo arriva dai sondaggi, che danno il partito di Conte nelle Isole sopra il 23%, cinque punti in più di FdI e addirittura quasi il doppio dei cugini dem. Alla campagna nelle piazze e nelle città con Conte che ha programmato un tour di tre giorni in Sicilia fino all’1 giugno da Gela a Corleone da Aci Castello a Monreale, i 5stelle abbinano quella sui social dove sono molto attivi, cercando di attrarre l’elettorato più giovane, la vera grande incognita di questo voto, e confidando nel brand per supplire alla poca notorietà dei candidati in lista.
Il leader Conte ha puntato molto sul capolista Giuseppe Antoci, l’ex presidente del parco dei Nebrodi che ha sposato la causa grillina con lo scopo di portare nel Parlamento europeo le sue battaglie contro la criminalità organizzata, quelle battaglie contro la mafia dei pascoli che lo hanno costretto a diventare il personaggio più scortato d’Italia. Pd e M5s sono sicuri di prendere almeno due eletti a testa, ma ambiscono al terzo. Astensionismo e competitor di centrodestra permettendo.