“Quando abbiamo stretto la collaborazione con l’università ho chiesto a un professore: ‘Dobbiamo trovare un modo di eliminare la cocciniglia cotonosa’, che rovinava le viti. Lui mi ha risposto che in natura niente va eliminato, va solo ristabilito l’equilibrio. Queste parole mi hanno colpito”. Antonio Tonnino racconta la sua azienda in mezzo ai filari delle vigne che producono i suoi vini. Mentre lo fa guarda i suoi interlocutori, poi, con gesti rapidi, quasi a non volersi fare vedere, sistema i tralci fuori posto. Questo è uno dei segreti della nuova vita dell’azienda Tannino, che ha nel baglio Ceuso, nei terreni di Alcamo, la sua centrale operativa.
Un’azienda rinnovata, che ha deciso di puntare tutto sulla sostenibilità e sull’ambiente, non come punto di arrivo, ma come trampolino di lancio. Le loro colture sono biologiche, una percentuale del terreno viene lasciata perché faccia da casa a insetti e animali che possano appunto mantenere l’equilibrio della natura, tra cui alcuni insetti antagonisti della cocciniglia che hanno risolto l’increscioso problema. La sostenibilità, si diceva, vissuta come un atto di cura, non come un peso, un fastidio. Per capirlo basta parlare ad Antonio Tonnino di crema solare. “Noi mettiamo la crema solare sui grappoli d’uva per proteggerli dal sole” dice sorridendo. Ovviamente non si tratta di un prodotto chimico, ma di vera e propria polvere tratta da un minerale.
“Abbiamo avuto questa idea osservando le vigne. L’uva ai bordi delle strade di campagna subiva meno gli effetti del sole perché la polvere che si alzava dalle trazzere creava una sorta di patina protettiva sui frutti. Per questo abbiamo pensato di estendere questo trattamento a tutte le vigne”. E ha funzionato. Nel loro restyling è stata rinnovata tutta la linea produttiva dei vini, che annovera bianchi e rossi, dal Grillo selezionato al Pinot grigio, passando per due diversi tipi di vino di zibibbo, ognuno dei quali frutto di un procedimento studiato e curato in vigna prima che in cantina. “I piccoli chimici li lasciamo fare ad altri” dice Antonio con una punta di orgoglio. E poi c’è il Ceuso, un vino rosso da invecchiamento ottenuto da un blend di Nero d’Avola, Cabernet Sauvignon e Merlot dopo una rigorosissima selezione e un percorso produttivo molto particolare, che prevede la vinificazione cosiddetta a cappello sommerso.
Affinato in vasche di cemento a temperatura controllata per otto o dieci mesi, il Ceuso è ulteriormente affinato per dodici mesi in barrique di rovere francese, prima di passare altri dodici mesi in bottiglia. A elaborare per la prima volta la ricetta del Ceuso è stato uno dei più grandi enologi della storia, Giacomo Tachis e dal 2023 Tonnino ha pensato di far rivivere questo vino particolare e molto caratterizzante, nonostante non sia fatto propriamente da uve autoctone. Ma come recita uno dei motti dell’azienda: “Crediamo che appartenere a un luogo non voglia dire necessariamente nascerci, ma crescerci”. Un messaggio importante, che va bene per tutto. Anche per le uve, che creano un vino smaccatamente e inconfutabilmente siciliano.