Si avvicina per la Sicilia la dichiarazione dello stato di emergenza per la siccità. Mercoledì scorso sono stati inviati tutti i documenti da palazzo d’Orleans a Roma e per la prossima settimana si attende l’ultima parola da parte del governo nazionale, che insieme alle parole dovrebbe inviare anche un primo stanziamento di fondi per metterci una prima pezza.
Fondi che la cabina di regia della Regione, guidata da Renato Schifani, ha deciso andranno a migliorare il parco autobotti dei Comuni siciliani, la rigenerazione dei pozzi e delle sorgenti e il ripristino di quelli abbandonati, il potenziamento degli impianti di pompaggio e delle condotte esistenti, la realizzazione di nuove condotte di bypass.
Mezzo passo indietro invece sui dissalatori. I quattro grandi impianti di desalinizzazione dell’Isola vanno ripristinati, restaurati e rimessi a regime, un’operazione che richiede mesi di lavoro e soldi. Al momento quello più certo del ripristino è quello di Porto Empedocle, mentre tra gli impianti di Trapani e Gela dovrebbe esserne scelto solamente uno. Nessuna notizia invece sull’acquisto possibile di dissalatori mobili. Inoltre per potere intervenire sono necessarie gare d’appalto con tempi di assegnazione molto lunghi, a meno che non si salti qualche passaggio in deroga a causa dell’emergenza.
Intanto i dati che arrivano dall’Autorità di bacino siciliana non sono affatto confortanti. Basta guardare i grafici per rendersi conto di quanta acqua manchi.
E le piogge di questo finale di aprile non sembrano sufficienti a ridurre un gap che diventa sempre più preoccupante.
Foto di copertina diga Fanaco (Foto Sikania Trek)