Incendi, aggressioni fisiche, lettere minatorie, ingiurie e diffamazioni sui social network: sono oltre 5mila gli atti intimidatori, di minaccia e violenza nei confronti degli amministratori locali e del personale della Pubblica Amministrazione censiti in tutta Italia. Una media di oltre 300 intimidazioni l’anno, 32 ogni mese, una al giorno: è la fotografia resa da Avviso Pubblico. Enti locali e Regioni contro mafie e corruzione che censisce da quattordici anni il fenomeno a livello nazionale.
I dati mostrano anche come nelle quattro regioni in cui sono nate le cosiddette mafie storiche – Sicilia, Calabria, Campania e Puglia – si registri dal 2010 al 2023, il 58% del totale nazionale. Tuttavia, il 2023 vede un calo generalizzato su tutto il territorio nazionale: nel 2018 – anno del picco emerso nei dati di Avviso Pubblico – i casi censiti nell’area Sud-Isole furono 379, cinque anni dopo sono dimezzati (192).
Sicilia, una regione sotto tiro
Terrasini, nel Palermitano. Un uomo ha appena saputo che perderà il reddito di cittadinanza e irrompe nella stanza del sindaco, la cosparge di benzina e minaccia di dar fuoco a tutto.
Restando sempre nel Palermitano, un consigliere comunale di Corleone, referente nazionale della Fondazione Caponnetto, riceve pesanti minacce online in occasione di un evento sui beni confiscati.
Ci spostiamo a Messina, dove il comandante della polizia locale, Giovanni Giardina, è aggredito da due uomini durante un controllo contro l’ambulantato selvaggio. Viene brutalmente percosso con una tenaglia.
Intimidazioni agli amministratori, la ricerca di Avviso Pubblico
Sono ancora tanti, troppi, i sindaci, gli assessori, i consiglieri, ma anche i dirigenti e i dipendenti degli Enti locali colpiti da intimidazioni, minacce e aggressioni in Italia. Secondo i dati di Avviso Pubblico, che da quattordici anni porta avanti la ricerca sul fenomeno “Amministratori sotto tiro”, il 20% dei 7.900 Comuni presenti sul territorio nazionale sono stati colpiti da atti intimidatori. Un dato allarmante, come ribadisce Avviso pubblico, soprattutto se si considera che, dal 2010 ad oggi, quasi 700 di questi Enti locali sono stati colpiti più volte da atti reirati.
Un trend comunque in discesa: nel 2018 – anno del picco – i casi censiti nell’area Sud-Isole furono 379, cinque anni dopo si sono dimezzati (192). Significativa, seppur meno accentuata, è la diminuzione nell’area Centro – Nord, dove si è passati dalle 195 intimidazioni del 2018, alle 123 del 2023 (- 37%).
La Sicilia sul podio delle regioni più colpite
Nonostante si registi un dato in calo rispetto al 2022 (-30%), con 35 casi la Sicilia si situa al terzo posto tra le regioni più colpite dal fenomeno “Amministratori sotto tiro”. Per la prima volta dal 2016, in vetta si posiziona la Calabria, con 51 casi (+21% rispetto al 2022). Si tratta dell’unica delle quattro regioni in cui sono nate le cosiddette mafie storiche che fa registrare un aumento dei casi censiti.
Seguono la Campania (39 casi, – 20%), la Sicilia (35 casi, -30%) e la Puglia (32 casi, -33%). Insieme raccolgono il 50% degli atti di intimidazione censiti nel 2023 sul territorio nazionale. La Toscana (20 casi) acquisisce il titolo di regione più colpita dell’area centro-nord, stesso numero registrato in Sardegna. Chiudono le prime dieci posizioni Lombardia e Veneto (19), Piemonte ed Emilia-Romagna (17).
Intimidazioni, Palermo la provincia siciliana più colpita
Tra le province siciliane più colpite, si aggiudica il primo posto Palermo con 12 casi. La seguono Catania (8 casi) e Agrigento (7 casi).
Nella graduatoria delle province più colpite d’Italia, Palermo scende di poco, restando sempre sul podio: si posiziona infatti al terzo posto, dopo Cosenza (30 casi) e Napoli (21 casi), che dopo numerosi anni cede il suo triste primato. Altra provincia siciliana presente in classifica è Catania, al nono posto della classifica.