I primi dati allarmanti risalgono al 2022, ma il 2024 non è diverso. Istat conferma una condizione “colabrodo” della rete idrica italiana. L’acqua si disperde e non arriva nelle case, così come non arriva nei campi da coltivare.
Un problema nazionale che in Sicilia è diventato emergenza già in primavera, considerata la presenza di un tasso di dispersione idrica superiore al 51% e l’assenza di piogge causato dal cambiamento climatico. Condizione che non permetterebbe più nessuno spreco.
Il 51% siciliano è uno tra i più alti dati in Italia dove, secondo Istat, in nove regioni, tra cui Basilicata, Abruzzo, Molise e Sardegna, le perdite di acqua nella rete raggiungono punte del 65,5%. Al contrario, tutte le regioni del Nord presentano livelli di perdita inferiori alla media nazionale del 42,4%, con Veneto e Friuli-Venezia Giulia in linea con la media italiana. Altri territori, come la provincia autonoma di Bolzano, l’Emilia-Romagna e la Valle d’Aosta, registrano invece un tasso di dispersione inferiore al 30 per cento. Molto minore, ma pur sempre uno spreco.
Razionamento nella Sicilia occidentale, Siracusa la più “sprecona”
Lo scorso marzo la Regione siciliana ha deciso di razionare l’acqua in 93 comuni delle province di Palermo, Trapani, Agrigento, Enna e Caltanissetta, dove sono le dighe vuote a fare la differenza per l’approvvigionamento. Analizzando i dati Istat, però, un altro dato emerge chiaro: è Siracusa la città dove di più l’acqua si perde tra la rete idrica comunale. “Le condizioni di massima criticità – si legge nel report dell’Istituto italiano di statistica – con valori pari ad almeno il 65%, sono a Potenza (71,0%), Chieti (70,4%), L’Aquila (68,9%), Latina (67,7%), Cosenza (66,5%), Campobasso (66,4%), Massa (65,3%), Siracusa (65,2%) e Vibo Valentia (65,0%)”.
Tra cambiamento climatico e inefficienza delle reti, il rischio è che ovunque in Sicilia l’acqua manchi. Ormai da anni la Regione siciliana ha accesso ai finanziamenti del Piano Sviluppo e Coesione (PSC) 2021 – 2027 – Linea d’intervento “Infrastrutture Idriche”. Che ha una dotazione di 275 milioni di euro da dividere con la Campania. Alcuni lavori sono già iniziati, ma nel complesso, stando alla situazione attuale, non sembra ci siano benefici.
Disservizi e scarsa qualità. I siciliani non si fidano dell’acqua dal rubinetto
La Sicilia, circondata dal mare, si trova ad affrontare come una sfida quotidiana l’accesso all’acqua. Si tratta naturalmente dell’acqua potabile, che, stando ad Istat, viene distribuita tra i disservizi nella fornitura a quasi un terzo delle famiglie, il 29,5% del totale. Le interruzioni non rispettano stagioni.
Il 37,6% dei nuclei lamenta la mancanza di acqua in casa tutto l’anno, con un picco preoccupante del 31,3% che coincide con l’estate. Non ultimo, Istat ha registrato in Sicilia anche la percentuale più alta di cittadini che preferisce non bere l’acqua dal rubinetto. Sono il 56,3%, ben al di sopra della media nazionale del 28,8%. Più della metà dei siciliani ha dichiarato di non fidarsi e quindi non bere l’acqua dal rubinetto di casa perché percepita di scarsa qualità. Nell’anno più siccitoso degli ultimi 100 anni (stima Coldiretti) tra dispersione e diffidenza in primavera è già emergenza acqua in Sicilia.