Quasi 200 milioni di metri cubi d’acqua. La Sicilia dovrà recuperarli per avere le risorse adeguate ad arrivare a fine anno. La crisi idrica che sta colpendo l’Isola si spiega con i numeri forniti dal ministro per la Protezione civile e le politiche del mare, Nello Musumeci, nel corso della trasmissione Il Punto dell’emittente Telecolor.
Quel che manca, in sostanza, sono 180 milioni di metri cubi d’acqua, la metà delle risorse idriche necessarie per una gestione ordinaria annuale. Per farlo oltre al razionamento già avviato in un centinaio di Comuni, saranno necessari una serie di interventi: 52 opere figurano nell’elenco trasmesso alla Protezione civile dalla Regione, che ha inoltrato a Roma la richiesta dello stato di calamità per la siccità. Tuttavia sono 27 quelle ritenute più urgenti. Ma ci sono le coperture per sostenere i costi? “Spero che ci siano i progetti esecutivi – ha commentato Musumeci -. Vedremo di trovare le coperture finanziarie almeno per i primi dieci interventi”.
La situazione è grave, ma al momento, almeno per quanto riguarda la provincia di Palermo, non sono necessari ulteriori piani di razionamento dell’acqua, come emerso nell’ultima seduta dell’Osservatorio per gli usi idrici dell’Autorità di bacino.
Drammatica, invece, la situazione dell’invaso Fanaco, che approvvigiona una vasta area dell’Agrigentino e del Nisseno. Vista l’esiguità dei volumi di acqua presenti è stata ribadita la necessità dell’utilizzo di zattere galleggianti per un totale sfruttamento delle risorse.
Siccità, quali opere urgenti in Sicilia
L’emergenza idrica non riguarda solo la Sicilia. Sono 127 le opere urgenti in tutto il Paese, sulle 562 complessivamente presentate dalle regioni al ministero delle Infrastrutture, per un valore complessivo di 3,67 miliardi di euro. L’elenco degli interventi è arrivato dalle sette Autorità di bacino ed è contenuta nell’allegato II alla seconda relazione del commissario straordinario Nicola dell’Acqua, pubblicata sul sito del commissario.
Le opere più costose riguardano il Po (sono 22 per 886,4 milioni). Al secondo posto c’è la Sicilia, con 27 interventi da 829 milioni di euro, di cui 138,86 milioni soltanto per il consolidamento e la messa in sicurezza della diga Disueri, nel territorio di Gela. Al terzo posto ci sono le opere segnalate dall’Autorità delle Alpi Orientali (15 per 643,5 milioni), poi le 14 dell’Appennino meridionale (523,4 milioni), le 14 della Sardegna (309,7 milioni), le 30 dell’Appennino centrale (301,3 milioni) e infine le cinque dell’Appennino Settentrionale (178 milioni).