Perché è così faticoso emergere nel mondo della musica senza dover lasciare la Sicilia? Se lo chiedono in tanti. Se lo chiede anche il rapper palermitano Johnny Marsiglia. “Fin quando non vieni riconosciuto fuori, la gente qui non si rende conto del tuo valore”, commenta l’artista, che nel 2010 è andato via da Palermo per fare nuove esperienze lavorative, ma soprattutto per “iniziare a fare concerti, farmi vedere e conoscere”. Secondo il rapper a penalizzare Palermo è l’atteggiamento disfattista, negativo. È un aspetto che butta giù: “Sembra che nessuno creda che si possa combinare qualcosa di buono”.
Pentito di aver lasciato la sua città? No, non tornerebbe indietro, pensa sia stato uno step utile, “perché vedere posti nuovi è una cosa che ti arricchisce, anche dal punto di vista artistico”.
Johnny Marsiglia e il legame con la sua Palermo
Johnny Marsiglia conserva un legame profondo con le sue origini. Ecco perché nella sua discografia si trovano tanti pezzi dedicati a Palermo. Brani in cui parla “dell’atmosfera magica, delle cose più belle”, ma anche canzoni che mettono al centro i problemi del capoluogo siciliano.
E nella sua musica c’è molto di autobiografico, nei suoi testi, come racconta, c’è molto della sua vita: “Non riesco a dividere le due cose”, ammette e aggiunge che nei periodi tristi e bui ha trovato linfa vitale per la sua produzione artistica.
Johnny Marsiglia è cresciuto alla Zisa, ma i suoi punti di riferimento, di ritrovo e fermento erano il centro città, piazzale Ungheria. Lo erano per lui e per tutti gli appassionati del genere musicale. “Ho iniziato a fare rap nei primi anni 2000”, racconta e ricorda i suoi idoli, quelli che lo hanno spinto a seguire i suoi sogni. Un gruppo fra tutti, Stokka & MadBuddy.