Pasqua in famiglia? Non tutti potranno permetterselo perché anche per la prossima festività il caro voli rischia di tenere lontani studenti e lavoratori emigrati. Il costo dei biglietti è infatti lievitato, tanto che il Centro di formazione e ricerca sui consumi (Crc) che, con Assoutenti, ha analizzato l’andamento delle tariffe aeree nel periodo delle festività pasquali, è tornato a porre l’attenzione sul fenomeno.
Quanto costa oggi un biglietto per le Isole maggiori?
Da una breve ricerca fatta oggi, 11 marzo, mettendo a confronto varie compagnie e prendendo in esame il volo di andata e ritorno con partenza venerdì 29 marzo e ritorno martedì 2 aprile, si evince che per la tratta Milano-Catania si spende un minimo di 320 euro, mentre per Palermo la tariffa minima è di 295 euro.
Il biglietto più caro invece riguarda la tratta Torino-Palermo con 389 euro. Costoso anche raggiungere la Sardegna. Da Bologna ad Alghero il biglietto parte da 334 euro, 323 se si atterra a Cagliari. Al prezzo bisogna aggiungere le altre spese come il bagaglio a mano o la scelta del posto a sedere.
A causa di questi prezzi così proibitivi si rischia anche di compromettere anche il turismo da e per le Isole. Se infatti per tornare a casa i costi sono così alti, anche per andare all’estero sono spesso inaccessibili. “Nonostante gli sforzi messi in campo dal governo, il fenomeno del caro-voli sembra senza soluzione”, dichiara Furio Truzzi, presidente del Centro di formazione e ricerca sui consumi. Secondo Truzzi “le compagnie aeree continuano ad imporre il proprio strapotere ricorrendo ad algoritmi che fanno salire le tariffe alle stelle in concomitanza con i periodi di festa e le partenze dei cittadini, senza che gli utenti possano in alcun modo difendersi da tali politiche scorrette”.
Polemico anche Gabriele Melluso, presidente di Assoutenti: “Con queste tariffe viaggiare in aereo sta diventando sempre più un lusso per ricchi, una situazione che lede il concetto di continuità territoriale e danneggia non solo i consumatori, costretti e rinunciare alle partenze o tagliare i giorni di villeggiatura, ma anche le imprese locali, disincentivando il turismo”.