Quanto vale un pezzo di terra in Sicilia?

Giuseppe Li Rosi, noto produttore di grani antichi siciliani, è tra i promotori del movimento di protesta sui trattori

26 Marzo 2024

Giuseppe Li Rosi produce sementi di grani antichi siciliani e legumi nel cuore della Sicilia, nelle campagne tra Agira e Raddusa. Tra gli agricoltori siciliani il suo è un nome noto: fondatore del progetto Simenza, promotore di un’agricoltura che mira a proteggere e rinnovare la biodiversità isolana, oggi è tra i primi agitatori del movimento di protesta che dalla Sicilia si è esteso in tutta Italia. 

“L’elenco dei nostri problemi è lungo e in parte diverso da quello dei colleghi di oltre lo Stretto”, racconta mentre col suo trattore si dedica alla semina delle lenticchie che finiranno nei mercati del Nord Italia. L’Irpef sui terreni agricoli, i contributi tagliati negli anni e in previsione azzerati nel 2027, il prezzo del prodotto pagato una miseria all’agricoltore o all’allevatore e lievitato in maniera esponenziale al consumatore finale, ma anche il progetto di fare della Sicilia un mega hub energetico a spese proprio dell’agricoltura. 

“Molti di noi stanno cedendo alle multinazionali dell’energia – spiega Li Rosi – che vengono e propongono di affittare o comprare terreni a prezzi stratosferici”. Parliamo di 3.500 euro all’ettaro per l’affitto, fino a 40mila euro per la vendita. Numeri che gli agricoltori si sognano di raggiungere col loro duro lavoro. A questo si aggiunge la mancanza di visione futura: i più anziani non hanno a chi lasciare le aziende, i figli emigrano nelle città o fuori dalla Sicilia. 

Ecco perché Giuseppe Li Rosi e migliaia di altri agricoltori in questi giorni hanno invaso le strade dell’isola coi loro trattori. Presidi, cortei e manifestazioni sono nati ovunque, da Dittaino a Nicosia, da Vizzini a Ragusa, da Castelvetano alle Madonie. “Stavolta non vogliamo che cambino il cappio che abbiamo al collo – sintetizza Li Rosi – vogliamo che questo cappio ci venga tolto”. 

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