Sessanta, non più della metà. Su centoventi. Tanti sono i Comuni che allo scoccare della mezzanotte del 19 gennaio hanno presentato la documentazione richiesta per poter chiedere i risarcimenti al governo nazionale dopo gli incendi del luglio 2023. Una partecipazione esigua che di fatto vanifica proteste e polemiche scaturite dopo che il dipartimento di protezione civile del ministero guidato da Nello Musumeci aveva negato in prima istanza i ristori.
Ma perché così poche adesioni? Il problema pare risiedere nelle annose difficoltà che incontrano le amministrazioni siciliane, in costante debito di personale e ancora di più carenti di personale specializzato e quindi incapaci o impossibilitati a redigere la documentazione richiesta, soprattutto per quantificare i danni arrecati dai roghi. Operazione che a detta di molti sindaci sarebbe impossibile per i piccoli centri, che quasi sempre non hanno figure in grado di compiere una valutazione simile e tempi – e fondi – per sopperire con una consulenza esterna.
Operazione non facile neanche per quelli di grandi dimensioni, visto che anche un Comune come quello di Monreale ha dovuto mettere in piedi una vera e propria task force che ha lavorato senza sosta per potere rientrare nei tempi previsti dalla legge. “Siamo veramente soddisfatti di essere riusciti a rispettare i tempi e di essere riusciti ad arrivare tra i primi dieci comuni per consentire a tutti coloro che hanno perso o avuto danni alle loro abitazioni di avere l’opportunità di essere risarciti e di poter ricostruire tutto quello che hanno perso nei devastanti incendi della scorsa estate – le parole del sindaco del Comune alle porte di Palermo, Alberto Arcidiacono – Qualora il governo dovesse dichiarare lo stato di emergenza, potrebbero arrivare le somme richieste per ricostruire il patrimonio perduto”.
Un destino che, a meno di sorprese o cambi repentini della normativa, non dovrebbe toccare agli altri 60 Comuni siciliani, dove pure il fuoco ha fatto danni in alcuni casi enormi. Tra l’altro la negativa da parte di Roma era arrivata alla Regione siciliana proprio perché mancava un dossier con la quantificazione dettagliata dei danni fatti dai roghi estivi, oltre che le ordinanze dei singoli sindaci a dichiarare l’inagibilità e il conseguente sgombero degli immobili colpiti dalle fiamme.