Dieta mediterranea indigesta all'Ars

Un contenzioso lungo un anno tra Roma e la Regione si è chiuso con una figuraccia e una ramanzina

30 Ottobre 2023

Questa può sembrare una piccola storia di Palazzo ma è utile raccontarla, il lettore potrà fare le proprie riflessioni su un aspetto istituzionale fondamentale: l’approvazione delle leggi all’Ars. Siamo nella primavera del 2022. Al governo c’è Nello Musumeci, presidente dell’Ars è Gianfranco Miccichè.

A maggio di quell’anno, l’Assemblea approva la legge “Riconoscimento e promozione della dieta mediterranea”. Porta la firma di Angela Foti, allora era capogruppo di Attiva Sicilia, il gruppo parlamentare creato da cinque fuoriusciti dal Movimento 5stelle per mettersi sotto l’ala del movimento Diventerà Bellissima; quattro di loro si assicurarono la ricandidatura a fine anno con Fratelli d’Italia ma per Angela Foti, Sergio Tancredi e Matteo Mangiacavallo sarà un flop clamoroso alle urne, ma questa è un’altra storia.

Rimaniamo sul pezzo. Fatta la norma sulla dieta mediterranea – che tra l’altro da oltre dieci anni è inserita nella lista del patrimonio Unesco – arriva l’inghippo. Da Roma, qualche settimana dopo, arriva la tirata d’orecchio alla Regione siciliana: impugneremo la legge, non c’è copertura finanziaria. Per fare quello che avete deciso – approfondimenti, studi, ricerche sui benefici della dieta mediterranea – dovevate metterci i soldi. Ma a Palermo battono i pugni sul tavolo: non è vero, non serve denaro, se impugnate la norma ci vediamo davanti al giudice. Così fu.

La legge impugnata dal presidente del Consiglio dei ministri – a quel tempo Mario Draghi – viene trasmessa alla Corte costituzionale. E la Regione si costituisce in giudizio mostrando i muscoli anche davanti ai giudici: questa legge non comporta spese e pertanto non era necessario prevedere alcuna clausola di copertura finanziaria. La Corte ascolta le parti: vi faremo sapere.

Ma qualche mese dopo ecco arrivare la mossa inaspettata. Mentre la Corte costituzionale sta valutando le carte per pronunciarsi, all’Ars la maggioranza di centrodestra inserisce un emendamento alla manovra correttiva della legge di stabilità 2022-2024 modificando il testo della legge sulla Dieta mediterranea: ne integra il contenuto ma soprattutto stanzia 50.000 euro per l’attuazione delle relative disposizioni. Insomma, aveva ragione il Governo Draghi. Senza soldi quella legge non si poteva fare. Ma invece di fermare il procedimento già in Consulta si procede in sordina a Palazzo dei Normanni senza dare clamore.

Preso atto dell’intervento correttivo dell’Ars, la Presidenza del CdM a quel punto rinuncia all’impugnativa. C’è voluto un anno però prima che la Corte costituzionale, con l’ordinanza 187 emessa il 20 settembre di quest’anno, dichiarasse estinto il processo. Proprio da questa piccola ma emblematica storia di Palazzo, l’Ufficio del commissario dello Stato per la Regione siciliana trae spunto per una conclusione amara.

E lo fa nella sua newsletter ufficiale da poco pubblicata: “Dalla vicenda esaminata si ricava che, per verificare se una legge comporta oneri finanziari, occorre condurre l’analisi dei testi normativi, concentrandosi sul contenuto oggettivo degli stessi, senza lasciarsi condizionare, né dalla eventuale infondata presenza di clausole di invarianza finanziaria, né dalla eventuale assenza di riferimenti espliciti alle spese”. Come dire, sull’approvazione delle leggi all’Ars bisogna stare sempre con gli occhi aperti e non fidarsi troppo di quello che scrive il legislatore.

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